Il Natale dei Milanesi
Le tradizioni e le abitudini che raccontano il Natale
I riti natalizi autenticamente milanesi, ovvero come la città si prepara alle feste seguendo un copione che non cambia mai, e ci mancherebbe altro.
A Milano il Natale comincia davanti alle vetrine di Peck, dove ogni anno si rinnova la stessa, immancabile scena: signore eleganti con la lista della spesa più precisa di una tabella Excel, signori in cappotto scuro che fingono calma interiore mentre attendono il loro turno per il paté.
Solo quando la scatolina giallo sole col nastrino dorato viene consegnata, si può dichiarare ufficialmente aperta la stagione delle feste.

Poco dopo, è il momento del panettone di Marchesi: lo si compra come un gesto estetico, una tradizione stilistica, un pezzo di Milano che profuma di burro e nostalgia.
Chi invece desidera un tocco di romanticismo gastronomico si dirige in Via Victor Hugo da Giovanni Galli, dove i marron glacé hanno lo stesso valore emotivo delle palline più preziose dell’albero.
Vi tocca la coda, tocca a tutti, anche alle sciure più milanesi, perché stare in coda qui fa parte del grande rito collettivo del Natale.
“Metto anche le violette?”
E ci mancherebbe, vuoi non spendere altri 10 euro di petali canditi?

Per il lato dolce croccante – quello che fa scricchiolare i denti e mette alla prova i buoni propositi del dentista – c’è il rito del croccante si va da
Di Lillo, una tappa obbligata quanto un saluto al Duomo illuminato.

E già che si parla di accompagnamenti perfetti, bisogna procurarsi il pane in cassetta di Sanna: soffice, elegante, ideale per il salmone affumicato che, in qualsiasi casa milanese, compare invariabilmente la sera della Vigilia.
Ma il vero banco di prova non è il dolce, ma l’insalata russa, che non si compra: si fa in casa, per statuto non scritto, con patate tagliate alla perfezione e quell’aria di “l’ho preparata in un attimo” che nasconde un lavoro da chirurgo.
Allo stesso modo, i gamberi in salsa rosa appartengono alla categoria delle tradizioni irrinunciabili: rétro quanto basta, rassicuranti come un maglione di cashmere.
E poi arriva la domanda delle domande: dove compri i tortellini?
E qui, si aprono scuole di pensiero:
i puristi fanno coda alla Pasta Fresca Brambilla,
gli esploratori meneghini citano con complicità Razdora in Porta Romana,
i giovani e i gourmet sono già fuori dal negozio di pasta fresca del Ratanà, perché i tortellini di Cesare Battisti sono i più famosi su Instagram.
Qualunque sia la scelta, resta fermo un punto: il brodo si fa in casa. Nessuna scorciatoia, nessuna deroga.
Il profumo che si diffonde per le scale è la conferma sociale che il Natale è imminente.

Per i piatti forti, quelli che non ammettono errore, la destinazione è una sola: Panzeri in Piazza del Carmine, dove il vitello tonnato e la faraona ripiena sono una garanzia assoluta.
Chi preferisce dedicarsi ai dettagli di lusso gastronomico punta invece sulla crema al mascarpone: o fatta in casa, o comprata di nuovo da Peck, con quell’aria un po’ solenne che merita ogni cucchiaiata.
Lo fanno loro, anche il mascarpone, non solo la crema, ed è una goduria che non potete capire.
La tappa più decadente, però, è in via Paolo Sarpi, da Il Re della Baita: qui il gorgonzola al cucchiaio allo champagne è un rito iniziatico, il peccato goloso che trasforma qualsiasi aperitivo natalizio in una piccola festa privata.
Si mangia anche a fine pasto, vorrai mica farti mancare un po’ di formaggio?

Accanto ai classici imprescindibili, ci sono poi le ossessioni minori, quelle che fanno sorridere chi vive qui da sempre:
la mostarda da Moriondo & Gariglio, comprata “perché fa Natale”, anche se nessuno la mangerà davvero;
la scatola di praline da Sant Ambroeus, Cova o Romanengo, perfetta per fare bella figura sul tavolino del salotto;
la spesa di pesce al mercato di Wagner o a San Marco, dove sentirsi chiedere “Lo vuole già pulito?” segna l’avvio ufficiale delle festività (attenzione al conto in banca, carta di credito a rischio esaurimento);
il cotechino artigianale di Masseroni, Maggio o L’Annunciata, per chi vuole ricordare che Milano è pur sempre una città di confine tra disciplina e golosità.

E, naturalmente, la comparsa improvvisa di piatti colorati di Richard Ginori su ogni tavola, “Certo, è Oriente Italiano” con voce leggermente infastidita, come se ci potessero essere altri piatti nel mondo.
Le posate sono d’argento, di famiglia, of course.

Così Milano festeggia il Natale: con riti precisi, scelte gastronomiche codificate e una dose di ironico snobismo che la rende unica.
Ogni anno tutto si ripete uguale, e proprio per questo è perfetto: basta seguire il copione, e il Natale milanese si compone da sé, come una partitura ben provata.
Un po’ Peck, un po’ Sarpi, un po’ Marchesi: e la magia è servita.
E poi messa a mezzanotte a Santa Maria delle Grazie per i piu snob
Cartina
Il Natale dei Milanesi
Milano, MI, Italia









